Arte e moda
Giorgio Falossi
Nei periodi creativi artistici di Armanda Verdirame ce ne è uno che dedicato alle Stalagmiti, che sono, per intenderci, in natura, formazioni che crescono dal basso con un tempo di decine e decine di anni, con le gocce di acqua calcarea. La scultrice appartiene a quegli artisti vivi ed attuali, che intendono sviluppare il loro discorso nel modo più libero e più vicino al loro essere, senza farsi influenzare né dal presente né tantomeno dal passato, ma muovendosi con una tensione autentica nella difficile rappresentazione scultorea di un problema, di una iniziativa o di una teoria o idea che interessa l’umanità. Idea e rappresentazione scultorea non solo presa nel quotidiano, ma anche coinvolta in problemi storici, spirituali, sociali o addirittura futuristici. Sono forse solo intuizioni, ma di intuizioni è fatta l’arte che spiana la strada alla verità di avvenimenti, ed è spesso sul guizzo dell’intuizione che nasce l’opera d’arte. Sculture proiettate a crescere nello spazio di una buia caverna, con il ritmo di una cadenza naturale in un turbinio di spinta verso un cielo che non vedranno mai, dove la materia assurge a simbolo etereo dell’eternità. La materia depositaria di sensazioni, di lacerazioni, certamente di crescita, che si sublima nella dimensione svettante dell’essere. Con la loro vita interiore in terracotta ce le ripropone Armanda Verdirame di bianco colore sensibili alla luce quale frammento di natura, di crescita magica, con crepe ed ossidazioni e con dischi di ferro rugginosi che hanno il compito di segnalare sempre l’intervento dell’uomo, in questo caso di percorso misterioso, che è quel vivere che scandisce il tempo ed avverte i luoghi oscuri della nostra interiorità come presagio di uno spezzato futuro.