Fin dagli esordi dell’attività artistica, l’attenzione di Armanda Verdirame è rivolta alla ricerca dell’essenza, percorso che ha coinciso con una tensione costante nei confronti della Natura. Dopo studi artistici, tale ricerca viene esplorata con i mezzi grafici più diversi: calcografia, litografia su pietra e su lastra di zinco, xilografia e serigrafia.
In seguito, nel corso degli anni Ottanta, l’esigenza di incidere la materia e di restituire un corpo fisico alle essenze, ha traghettato l’artista verso la scultura, portandola a individuare nell’argilla, intesa nel senso più profondo di “materia essenziale”, la sua vocazione.
Nasce così la sua scultura, un linguaggio universale di “ecologia planetaria” (in linea con il Manifesto del terzo paesaggio di Gilles Clèment), ma anche una riflessione e una risposta alle emergenze ambientali contemporanee.
A partire dal 1985, Armanda Verdirame crea un proprio e originale linguaggio poetico inserendo semi di graminacce e di cereali nell’argilla: l’impronta del seme, simbolo di vita, come segno e valore da tramandare, come messaggio per il futuro, ma anche una sorta di “chip” che contiene in sé tutti i valori da perpetuare. E l’argilla, che è Terra-madre, diventa custude e vestale di una natura minacciata esponenzialmente.
Come ha scritto Luciano Caramel “… Armanda Verdirame lascia radicalmente da parte un’artisticità in chiave rappresentativa, portando – nel significato primo della parola – nelle opere la natura nei suoi elementi primari, la terra, il fuoco, l’acqua, l’aria, e mutuandone metodi e ritmi. Con l’aggiunta di una componente inedita particolare, che è tra gli aspetti distintivi dei suoi lavori: l’inserimento nell’argilla fresca di semi di cereali e legumi, in quanto simbolo di vita, e anche come gesto propiziatorio, come facevano gli antichi, spargendo sugli altari riso e orzo per Demetra”.
La poetica del seme ha indagato e indaga temi di assoluta attualità e si è intrecciata con il respiro della scienza su un fiume dai mille affluenti di riflessioni. E così il pensiero di Armanda Verdirame si è rivolto all’ingegneria genetica, agli OGM, all’astronomia e alla cosmologia, alla genetica e alla ricerca dell’origine della vita, all’archeologia e altro ancora. Il linguaggio del seme ci parla delle inquietudini dell’uomo contemporaneo, dei suoi errori, delle minacce, ma nell’opera di Armanda Verdirame non esiste solo la denuncia: dal micro-cosmo al macro-cosmo, dal presente a un tempo senza tempo, il lavoro dell’Artista trasforma l’urlo in un’armonia composta e severa, l’armonia di una metafora di uno spazio-tempo infinito.